Alcuni momenti dell’incontro A.Ge.I – Identità Territoriale a Napoli (AAVV).
Il 31 maggio e 1 giugno 2024 studiosi aderenti all’A.Ge.I. – gruppo Identità Territoriali, si sono trovati a Napoli per ragionare di Identità Urbana, partendo dal capoluogo partenopeo, stravolto in questi ultimissimi anni da un incremento esponenziale del turismo di massa.
All’indubbio successo dell’incontro, a cui hanno partecipato ricercatori e docenti delle Università di Bergamo, Bologna, Napoli – Federico II e Orientale, Palermo, Roma Tre e Udine, hanno contribuito 5 relatori, intervenuti in modalità informale e interattiva:
Stefano Fedele, giornalista e direttore di Open House Napoli, ha aperto i lavori con una mirabolante “lecture” presso il DISP- UNINA, sulla complessità della identità napoletana, viaggiando tra 2700 anni di storia, letteratura, arti figurative e visive;
Angelo ‘O Capitano Picone, istrionico presidente dell’Associazione degli artisti di strada Vico Pazzariello, ha alternato performance musicali e canore (accompagnato da Pina Perzechella Andelora) discutendo di turistificazione e resistenza culturale presso la sede associativa, nella parte ferita “ma non ancora a morte” del centro storico;
Alessandro Libraro, facilitatore dell’Associazione il Vagabondo – per un turismo responsabile nel Sud Italia, ha condotto fino ad un magico tramonto e oltre il gruppo attraverso la magia e le contraddizioni del Cavone;
Anna Fava, co-autrice dell’interessantissimo volume “Privati di Napoli“, ha discusso col gruppo di beni comuni e del controverso rapporto tra pubblico e privato in città;
Livio Cirillo ha illustrato l’innovativo progetto imprenditoriale di “ospitalità e cultura”, di cui è co-ideatore, ospitando il gruppo presso il magnifico “Magma Home“, che presenta, tra l’altro, elementi di forte coerenza in termini di responsabilità sociale e legami col tessuto economico locale.
Tante le suggestioni, tantissime le riflessioni del gruppo.
Ne riporto una, la mia, scaturita da un ragionamento tra geografia, identità territoriale e pace.
“Pensavo al rapporto identità territoriale – pace – Napoli. Forse, se
qualcosa abbiamo capito da queste intense ore di cammino e confronto, è che una Identità Territoriale così complessa, formatasi in millenni di “essere porto” e di dominazioni, in cui ancora oggi si erigono altari a “santi” stranieri (prima Gennaro, poi Diego), si fanno proprie e reinventano culture altrui (il babà polacco “rivisitato e sublimato” in una sorta di totem gastronomico; lo spritz e lo spritz Maradona; il Neapolitan blues di Pino Daniele, i ritmi meticci di Enzo Avitabile); una città in cui si accolgono e si dà lavoro (nonostante la crisi) a stranieri (Sri Lanka, ecc.), in cui si accetta (per necessità) di spostarsi un po’ più in là per fare spazio a uno straniero che però porta benessere (il turistame oggi, i soldati alleati nel secondo dopo guerra); una città che, in presenza di
un’amministrazione debole, si autogoverna da secoli nell’anarchia,
prendendosi gioco del potere (il Pazzariello in fondo è un clown con
una divisa addosso che scimmiotta il potere, con cappello napoleonico e
bastone, a prescindere da chi sia il governante di turno), un’Identità Territoriale siffatta, antica ma sempre contemporanea, porosa come il suo tufo, indaffarata nella sopravvivenza quotidiana, proprio per questo DNA necessariamente meticcio, non ha mai mosso guerra a nessuno.
E resta, pertanto, da sempre, un popolo di PACE!”.