Riflessioni Geografiche n.21: Elena Dell’Agnese risponde alla lettera aperta sulla pace in Palestina

In risposta alla lettera aperta (per la pace in Palestina) ai presidenti dei sei principali sodalizi geografici italiani, qui pubblicata il 18 luglio , abbiamo ricevuto – con grande piacere – una pronta risposta dalla professoressa Elena Dell’Agnese, ordinario di Geografia all’Università di Milano Bicocca e presidente dell’A.Ge.I. – Associazione dei Geografi Italiani. La professoressa Dell’Agnese ci ricorda che “l’AgeI si è impegnata fortemente sul tema della pace e di come la geografia possa, con i suoi strumenti teorici e analitici, contribuire al suo perseguimento”; inoltre “nel settembre del 2024, le Giornate della Geografia di Trento sono state dedicate a questo tema e i risultati del dibattito sono in corso di pubblicazione. Il libro Geografie per la pace uscirà a settembre, e raccoglie il contributo di AGeI su questo punto fondamentale ; infine “il vicepresidente di SGI, Massimiliano Tabusi, è uno dei coordinatori del dottorato in Peace Studies, oltre che membro attivo di RUniPace” (come altri docenti).

Per motivi di privacy non possiamo riportare in toto il contenuto della lettera, ma possiamo dirci molto lieti che ai vertici della nostra categoria professionale sussistano alcune spiccate sensibilità sul tema della pace, e su quanto sta avvenendo in Palestina in particolare. A tal proposito la professoressa Dell’Agnese ci ha suggerito “di leggere e poi di postare su aboutgeography questo articolo, in cui si dimostra, con strumenti geografici, come Gaza sia un genocidio”.
L’articolo, scritto nel 1983 dal prof Kenneth Hewitt della Wilfrid Laurier University (Canada), intitolato “Area Bombing and the Fate of Urban Places” consiste in un approfondito studio sugli effetti dei bombardamenti della II guerra mondiale in particolare sulle città del Giappone e della Germania . Oltre i dati riportati – dal cui paragone con quanto sta avvenendo a Gaza si giunge a tristemente ovvie conclusioni – è particolarmente interessante il paragrafo con cui si delineano le 14 “strategie dell’annientamento”, che possono applicarsi in pieno alla disumana situazione che si sta vivendo in Palestina.

Ringraziamo ancora la professoressa Elena dell’Agnese per quanto scritto. E restiamo in fiduciosa attesa della risposta degli altri destinatari.

Lettura consigliata:
Hewitt, K. (1983). Place Annihilation: Area Bombing and the Fate of Urban Places. Annals of the Association of American Geographers73(2), 257–284. https://doi.org/10.1111/j.1467-8306.1983.tb01412.x

Lettera aperta (per la pace in Palestina) ai Geografi italiani


Prof.ssa Ilaria Caraci, presidente onorario CISGE
Prof.ssa Elena dell’Agnese, presidente A.Ge.I.
Prof. Claudio Cerreti, presidente SGI
Prof. Egidio Dansero, presidente SSG
Prof. Riccardo Morri, Presidente AIIG
Prof. Giuseppe Scanu, presidente AIC

Scrivo questa lettera aperta nell’eco del riuscito convegno di Noto su Geografia e … Turismo, nel quale tanti giovani hanno dimostrato, con interessanti e appassionate presentazioni, quanto la materia e la ricerca siano in buone mani.
Proprio in quei giorni sono giunte le notizie degli attacchi missilistici di Israele all’Iran e della conseguente, analoga risposta. Il conflitto come era prevedibile, si è ulteriormente allargato, aprendo nuovi scenari geopolitici e nuove devastanti ferite.
Come ricercatore e volontario, ho sempre cercato di portare il mio modesto contributo alla causa della pace; ma, confesso, mai come in occasione dell’orrore di quanto sta accadendo in Palestina da ormai 18 mesi, mi sono sentito impotente e sconfitto, tradito come italiano da una nazione che non riesce a prendere una posizione (almeno) per il cessate il fuoco, nonostante la luminosa eccezione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
In momenti così pesanti, per non soccombere, viene spontaneo cercare supporto morale nelle comunità umane che si sente più affini.

Pertanto, da membro attivo della comunità dei geografi italiani, auspico che la geografia alzi la testa e recuperi la memoria, ricordandosi di essere una scienza di pace, di essere la scienza dei territori e quindi della comprensione e della costruzione di ponti tra le genti. E pertanto CHIEDO, da socio, che i presidenti dei sei principali sodalizi geografici italiani sottoscrivano un comune e accorato appello all’indirizzo del governo italiano, dichiarando, in maniera inequivocabile da che parte, in questo conflitto, stiano la scienza, la ragione, la geografia, ovvero l’unica possibile: quella della pace, senza se e senza ma.

Napoli, 18/06/2025
Con osservanza
Alberto Corbino, ricercatore, DISP-UNINA.

Nasce Fuoril(u)ogo, collana indipendente di geografia militante

Nelle ultime settimane ha preso forma un nuovo spazio di ricerca, confronto e sperimentazione: FuoriL(u)ogo , una collana geografica indipendente, pubblicata a cadenza irregolare da un gruppo di ricercatrici e ricercatori unite dal desiderio di esplorare modi alternativi e dissonanti di fare ricerca sul campo.
FuoriL(u)ogo raccoglie brevi resoconti di esperienze che ibridano approcci, metodi e linguaggi, dando vita a una geografia divergente, incorporata, ludica, creativa. Una geografia che non si chiede (più) cosa sia o non sia la disciplina, ma si interroga piuttosto su cosa possano fare le geografe e i geografi oggi, per la società, per i territori, per i conflitti urbani.
Fuoril(u)ogo non ha una redazione in senso stretto, ma un “cantiere aperto” di persone che se ne prendono cura, collaborando alla progettazione e alla realizzazione dei volumi. Fanno attualmente parte del cantiere, gli studiosi: Panos Bourlessas, Cecilia Pasini, Matteo Puttilli (UNIFI); Michelangelo Carraro, Valentina Mandalari, Marco Picone, Giacomo Spanu (UNIPA); Isabelle Dumont, Giulia Oddi, Daniele Pasqualetti (Roma Tre). È possibile presentare nuove proposte contattando l’indirizzo: collanafuoriluogo(at)gmail(dot)com.

Il primo volume della collana, Nel Pride, è online . Il volume nasce dalla partecipazione al Palermo Pride del 22 giugno 2024, un’edizione densa di significati in un clima politico e culturale difficile, a livello nazionale e locale. Nei giorni immediatamente successivi, durante un ritiro di scrittura a Castelluzzo (TP), è nata l’idea di restituire questa esperienza complessa e le riflessioni che ne sono scaturite in una forma ibrida, che intreccia testi e immagini, dando voce anche agli oggetti che hanno attraversato con noi quella giornata. Il risultato è un racconto polifonico, che inaugura il processo creativo di ricerca e di scrittura di FuoriL(u)ogo. Le attività di questo primo numero sono state realizzate all’interno del Progetto di Interesse Nazionale 2022 “The city, outdoors”.
Aboutgeography.it , che condivide in pieno l’approccio di una Geografia a servizio delle comunità e dei territori, formula i più sinceri auguri di miglior successo a FuoriL(u)ogo!

Il Festival di Politica Internazionale di UNIOR: Geografia protagonista.

Per tre giorni la Geografia, quelli con la G maiuscola, torna ad essere protagonista in un Festival dove la parola Geografia non compare nel titolo, uscendo così dalla mortifera autoreferenzialità di cui sono vittime tutte le discipline accademiche, comprese quelle che sarebbero per loro natura interdisciplinari. E’ la prima edizione del Festival di Politica Internazionale “NOI – Napoli Osservatorio Internazionale” che si è tenuto dal 14 al 16 maggio, organizzato dal DSUS – Dipartimento di Scienze Umane e Sociale, dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, presso Palazzo Giusso.
La geografia protagonista, si diceva, perché i temi trattati sono prettamente geografici (e non solo geopolitici come potrebbe sembrare): “L’Unione Europea tra integrazione e disintegrazione”; “Global South: i BRICS e le sfide della governance internazionale”; “Né Oriente né Occidente. Vivere in un mondo nuovo”; “Le migrazioni in regime di guerra: tra repressione e accesso ai diritti”, sono alcuni dei titoli dei 14 confronti/dialoghi aperti al pubblico che hanno visto impegnati diversi docenti UNIOR (tra cui i geografi Rosario Sommella e Fabio Amato) con esperti del mondo accademico, dell’informazione e della società civile. E’ l’Università scende dalla cattedra e si confronta e si apre alla comunità, non solo quella studentesca. E’ la geografia che alza la testa e si riprende lo spazio che le compete. Questi sono i Festival che servono all’Università, questa è l’Università che fa progredire l’Italia e il mondo, un esempio per quell’accademia sedotta da imbarazzanti “donatori” o impaurita dalla prepotenza di nuove e vecchie leadership liberticide.

Riflessioni geografiche n.20: il viaggio come gesto politico

Viaggiare sarebbe cosa diversa da fare turismo, in particolare se quest’ultimo è quello di massa, che costringe enormi masse di persone negli stessi luoghi e negli stessi tempi, levando molto – se non tutto – al senso vero del viaggio, inteso come scoperta, incontro, confronto.
L’industria turistica è, sempre più, un motore dell’economia mondiale, che dai suoi inizi col Grand Tour del XVIII secolo, ha conosciuto solo piccole episodiche crisi episodiche (9/11, Covid) èd sempre cresciuto, includendo (o travolgendo?) sempre più territori e comunità, fino a coinvolgere oggi oltre 1,4 mld di turisti internazionali/anno (fonte: UNWTO).
La scelta della meta è, come sempre in economia, una scelta economica, e quindi può assumere un significato politico, nel senso di sostegno alla comunità ospitante (il primo passo di un turismo responsabile). E quindi è vero anche il contrario: decidere di non visitare un determinato territorio, nonostante la sua forte attrattività, può costituire una forma di boicottaggio economico.

Anche in questo caso le pressocché quotidiane incontinenze del Presidente Trump ci forniscono materia di riflessione: rispetto al 2024, il numero totale di visitatori globali è diminuito del 3,3% nel 2025, con un Marzo particolarmente negativo (un calo dell’11,6% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso). Il traffico del mese scorso ha subito un crollo da quasi tutte le regioni del mondo, con i risultati peggiori dall’Europa occidentale (-17,2%), dai Caraibi (-26%), dall’America centrale (-26%) e dall’Africa (12,4%) (fonte: EuroNews, su dati US International Trade Administration).
Fun fact: la nazione che ha avuto il maggior incremento di turisti è la Slovenia, Paese di origine della attuale first lady Melania. Sarà forse il caso di scrivere un articolo sul turismo familiare?

Un piccolo libro per comprendere la Geografia.

La maggior parte degli studenti italiani arriva agli studi universitari con gravissime lacune in Geografia. E questo nonostante non sia mai esistia generazione più dotata di strumenti geografici, avendo tutto il mondo in un palmo di mano (“mandare la posizione su what’s app”, “seguire le indicazioni di di google maps” vi dice qualcosa?). Colpa di una rifroma scolastica che ha cancellato questa disciplina dai programmi delle scuole secondarie e colpa anche un po’ dei ragazzi, rei di avere spento quella curiosità verso il mondo e di utilizzare internet nella maniera meno corretta.
Per questo motivo ho voluto chiedere a tre giovani studiosi di scrivere con me “Orientarsi nella Geografia. Uno zaino di sopravvivenza”, un supporto didattico pensato per gli studenti di Geografia Sociale e Culturale dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, ma che è l’ideale per chi, universitario o no, vuole riappacificarsi con questa materia in poche, chiarissime pagine. E a un “politico”!

Il volume, oltre a una preziosa prefazione di Silvia Siniscalchi, ordinario di Geografia all’Università degli Studi di Salerno e presidente della sezione Campania della Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIC), si compone di 4 Capitoli, scritti da altrettanti autori, con un linguaggio molto accessibile: 1) il primo su cosa sia, compreso il suo rapporto con la cartografia, e a cosa serva la Geografia; 2) il secondo riporta e commenta alcuni tra i dati più basilari della Geografia e dove trovarli sul www; 3 e 4) gli ultimi due cercano spiegare il perché sia importante “sapere di geografia” con esempi su fenomeni globali (le migrazioni, in particolare originate da conflitti e global warming) e locali (in particolari in principali conflitti territoriali al momento presenti in Campania).

Orientarsi nella Geografia. Uno zaino di sopravvivenza.
A cura di Alberto Corbino. Autori: Andrea Cerasuolo, Alberto Corbino, Martina Iacometta, Pasquale Pennacchio. Prefazione di Silvia Siniscalchi.
Collana Geografia Maestra; L’Orientale Editrice, Napoli, 2025; pp. 142; € 9,50

Riflessioni geografiche n. 16: i geografi ringraziano mr. Trump!

In attesa di conoscere con più esattezza se e quanto i super ricchi statunitensi avranno guadagnato dalle politiche del nuovo POTUS, vi sono già due categorie professionali che dovrebbero esprimere tutta la loro gratitudine a Donald Trump. I primi sono gli autori di satira politica, che già dalla fase elettorale si stanno scatenando sul The Daily Show et similia.
L’altra categoria, ça va sans dire, sono i geografi di tutti il mondo, che, dalla raffica di ordini esecutivi firmati sin dal primo giorno e dalle dichiarazioni a briglia sciolta di Mr. Trump e del suo staff, potranno trarre spunto per migliaia di articoli e convegni scientifici. In ordine sparso:
– il ritiro degli USA dall’Accordo di Parigi sul clima, costringerà tutti coloro che si occupano di geografia fisica, di politiche ambientali e sostenibilità a rivedere tutti i loro studi e previsioni; chi si occupa di rifiuti e inquinamento potrà anche lavorare sul caso più specifico delle cannucce di plastica e del famoso “drill baby drill!”, tema carissimo – anche se fuori moda – a chi fa geografia economica;
– l’aver rinominato unilateralmente il Gulf of Mexico “Gulf of America” (beh, effettivamente l’America è un continente… se solo gli USA si ricordassero di essere solo gli USA e non l’America, le tessere andrebbero a posto da sole) darà lavoro a chi si occupa di cartografia, storia della geografia, di identità e di toponomastica;

– l’idea di prendere Gaza e di trasformarla in un beautiful place (com’era prima, forse?), deportando i palestinesi, farà scorrere fiumi di inchiostro tra chi si occupa di geografia urbana, diritti umani, geopolitica, identità, pace;
– le dichiarazioni su Panama, sulla Groenlandia, e ovviamente la recente ipotesi di accordo con la Russia sulla Ucraina, farà sgolare i geografi che si occupano di geopolitica, ecc.;
– i dazi al Canada, alla Cina e agli altri paesi, faranno impazzire di gioia chi si occupa di geografia economica;
– il blocco dei finanziamenti a molti programmi governativi, compresi quelli di USAID, nonché l’uscita dalla WHO, faranno lavorare molto chi si occupa di geografia sociale, sviluppo, cooperazione, salute;
– la chiusura (negazione?) del mondo arcobaleno farà scrivere molto chi si occupa di geografia di genere e diritti umani;
– la creazione del DOGE, l’ingerenza di potenti privati nella gestione della cosa pubblica, i conflitti tra Stati e governo federale, daranno molto da pensare a chi si occupa di riordino territoriale.
E così via. Ogni giorno, la nuova amministrazione degli Stati Uniti ci fornirà temi su cui riflettere, discutere, litigare, scrivere, riunirci, tanto da non riuscire a starci dietro!
So: Thank you, Mr. Trump! Love love love, i geografi (prima un po’ annoiati) di tutto il mondo!

Oltre la geografia: un libro obbligatorio per la scuola italiana

Gira voce che il Ministro della Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, abbia rilasciato alcune dichiarazioni circa la riforma della scuola, suggerendo anche qualcosa tipo “più Bibbia per tutti”, cosa che condivido pienamente: dopo Cuore e I Promessi Sposi, la scuola italiana ha assolutamente bisogno di un libro sacro! Solo che, siccome il titolo da lui suggerito pare essere lievemente divisivo in una società dotatasi di una Costituzione laica (artt. 7 e 8), egualitaria (art. 3) e che incoraggia la cultura e la ricerca scientifica (art. 9), io vorrei suggerirne un altro, da rendere obbligatorio, dalla prima all’ultima pagina, il primo anno delle scuola secondaria di primo grado, e da ristudiare il primo anno del secondo grado. Questo libro è: “Storia del mare” di Alessandro Vanoli, 547 pagine (appendice esclusa) di scienza a 360 gradi, scritte in maniera semplice e assolutamente coinvolgente.


La Storia del Mare è una sorta di mini-enciclopedia della storia del viaggio e dell’evoluzione dell’umanità sulla Terra attraverso il suo rapporto col mare, ed è quindi anche un libro di geografia, perché è soprattutto attraverso il mare che l’uomo ha conosciuto e descritto il mondo. Ma è anche uno scrigno di gemme di geologia, di biologia, di antropologia, di scienze nautiche, di strategia militare, di economia marittima e commerciale, di geopolitica, di ecologia, di spiritualità, di arte, pagine magiche dove ci incontri proprio tutti: dai vichinghi alle balene, dai trafficanti di schiavi, ai pescatori di perle, agli ingegneri del Canale di Suez.
Ed è proprio per questo sguardo completo sul mondo di ieri e di oggi, attraverso il mare, che consiglio vivamente il sig. Ministro di renderne obbligatoria la lettura e rilettura per i nostri ragazzi: perché, leggendolo, essi potrebbero rischiare di appassionarsi alla conoscenza, al viaggio, alla scoperta dell’altrove e dell’altro; potrebbero trovare ispirazione per voler davvero studiare e per trovare quella curiosità per la vita reale che oggi sembra essere sempre più sostituita e assorbita dal mortifero mondo virtuale di playstation e social.
Sig. Ministro, mi raccomando: aprire la test… la mente degli studenti italiani è nelle sue mani, non sprechi la preziosa e facile occasione!
P.S. Se il Ministro non dovesse renderlo obbligatorio, allora compratelo voi stessi, che siate ragazzi, adulti o anziani: lo nascondete sul comodino sotto una grande Bibbia illustrata e la sera, alla luce fioca di una candela, ve ne gustate poco a poco ogni splendida pagina; state certo che quella notte farete bellissimi sogni di un placido mare che lambisce le coste di un’Italia laica e moderna.

Alessandro Vanoli, “Storia del Mare”, Editori Laterza, 2022 (€ 24, manco pizza e birra ormai).

La geografia vive, vegeta e transita!

Venerdì 6 dicembre, presso il DISEI dell’Università di Firenze, si è tenuta la XIV edizione Oltre la Globalizzazione, questa volta dedicata alle Transazioni/Transitions.

La giornata di studio, uno degli appuntamenti più importanti della geografia italiana, promossa dalla SGI, ha ospitato oltre 230 studiosi italiani e stranieri (280 gli iscritti), che hanno potuto confrontarsi in ben 32 sessioni, a testimoniare la vitalità di una scienza che riesce sempre più a farsi affidabile interprete di un mondo in rapido cambiamento. E questo grazie soprattutto all’entusiasmo dei tantissimi giovani studiosi, che hanno brillantemente esposto le loro ricerche sulle tante tipologie di transizione in atto, a livello locale che a livello globale. Un ottimo segno non solo per questa materia, ma per tutta la ricerca italiana.

Tra le tante novità annunciate vogliamo ricordare quello della successione alla guida del comitato editoriale della RGI -Rivista Geografia Italiana, da Bruno Vecchio a Filippo Celata (auguri a entrambi!),e la creazione di un gruppo di lavoro informale GEONATURAE (cfr. foto n.1). Che dire: ¡Que viva la geografia!

Identità territoriale & the city (Napoli).

Alcuni momenti dell’incontro A.Ge.I – Identità Territoriale a Napoli (AAVV).

Il 31 maggio e 1 giugno 2024 studiosi aderenti all’A.Ge.I. – gruppo Identità Territoriali, si sono trovati a Napoli per ragionare di Identità Urbana, partendo dal capoluogo partenopeo, stravolto in questi ultimissimi anni da un incremento esponenziale del turismo di massa.
All’indubbio successo dell’incontro, a cui hanno partecipato ricercatori e docenti delle Università di Bergamo, Bologna, Napoli – Federico II e Orientale, Palermo, Roma Tre e Udine, hanno contribuito 5 relatori, intervenuti in modalità informale e interattiva:

Stefano Fedele, giornalista e direttore di Open House Napoli, ha aperto i lavori con una mirabolante “lecture” presso il DISP- UNINA, sulla complessità della identità napoletana, viaggiando tra 2700 anni di storia, letteratura, arti figurative e visive;
Angelo ‘O Capitano Picone, istrionico presidente dell’Associazione degli artisti di strada Vico Pazzariello, ha alternato performance musicali e canore (accompagnato da Pina Perzechella Andelora) discutendo di turistificazione e resistenza culturale presso la sede associativa, nella parte ferita “ma non ancora a morte” del centro storico;
Alessandro Libraro, facilitatore dell’Associazione il Vagabondo – per un turismo responsabile nel Sud Italia, ha condotto fino ad un magico tramonto e oltre il gruppo attraverso la magia e le contraddizioni del Cavone;
Anna Fava, co-autrice dell’interessantissimo volume “Privati di Napoli“, ha discusso col gruppo di beni comuni e del controverso rapporto tra pubblico e privato in città;
Livio Cirillo ha illustrato l’innovativo progetto imprenditoriale di “ospitalità e cultura”, di cui è co-ideatore, ospitando il gruppo presso il magnifico “Magma Home“, che presenta, tra l’altro, elementi di forte coerenza in termini di responsabilità sociale e legami col tessuto economico locale.

Tante le suggestioni, tantissime le riflessioni del gruppo.
Ne riporto una, la mia, scaturita da un ragionamento tra geografia, identità territoriale e pace.
“Pensavo al rapporto identità territoriale – pace – Napoli. Forse, se
qualcosa abbiamo capito da queste intense ore di cammino e confronto, è che una Identità Territoriale così complessa, formatasi in millenni di “essere porto” e di dominazioni, in cui ancora oggi si erigono altari a “santi” stranieri (prima Gennaro, poi Diego), si fanno proprie e reinventano culture altrui (il babà polacco “rivisitato e sublimato” in una sorta di totem gastronomico; lo spritz e lo spritz Maradona; il Neapolitan blues di Pino Daniele, i ritmi meticci di Enzo Avitabile); una città in cui si accolgono e si dà lavoro (nonostante la crisi) a stranieri (Sri Lanka, ecc.), in cui si accetta (per necessità) di spostarsi un po’ più in là per fare spazio a uno straniero che però porta benessere (il turistame oggi, i soldati alleati nel secondo dopo guerra); una città che, in presenza di
un’amministrazione debole, si autogoverna da secoli nell’anarchia,
prendendosi gioco del potere (il Pazzariello in fondo è un clown con
una divisa addosso che scimmiotta il potere, con cappello napoleonico e
bastone, a prescindere da chi sia il governante di turno), un’Identità Territoriale siffatta, antica ma sempre contemporanea, porosa come il suo tufo, indaffarata nella sopravvivenza quotidiana, proprio per questo DNA necessariamente meticcio, non ha mai mosso guerra a nessuno.
E resta, pertanto, da sempre, un popolo di PACE!”.