Riflessioni geografiche n.15

La maledizione delle risorse. E’ questa l’espressione, laconica e feroce, utilizzata da oltre 30 anni per indicare il paradosso di quei Paesi che, proprio perchè possiedono immense risorse naturali, sono tenuti sotto scacco da un mix letale di guerra civile, corruzione, malgoverno, ingerenza indebita di paesi stranieri, vicini o lontani. La Repubblica Democratica del Congo, con le sue immense riserve di coltan e cobalto e con la guerra che imperversa nell’Est del Paese da 25 anni, rappresenta senza dubbio il caso più emblematico. Da tre anni circa, il gruppo ribelle spalleggiato dal vicino-eterno nemico lillipuziano Rwanda ha intensificato la sua azione, e da poche ore, si è impossessata di Goma, il capoluogo della provincia del Nord Kivu. Nella capitale Kinshasa, la gente ha assediato e assaltato le Ambasciate straniere, accusandole di appoggiare l’instabilità nell’Est del Paese.

(Eppure il Congo è una terra bellissima e dolce: Nord Kivu, Orfanotrofio e centro di comunità Gazelles de Silvana, 2022; foto di A. Corbino).

Questa tragedia umanitaria, la più grande di questo secolo, oltre a porre una riflessione sull’atavica tragicommedia dello sviluppo mancato e sulla più recente relazione pericolosa tra transizione energetica nel Nord del mondo e sfruttamento delle risorse del Sud del mondo, ne pone anche una sul ruolo delle Nazioni Unite e dei Caschi Blu in particolare, che qui hanno la più grande e costosa delle loro imbelli missioni di pace. A questo proposito, su “La Stampa” di oggi il giornalista Domenico Quirico scrive “.. .donne violentate, figli portati via. Li osservano con noncuranza, indolenti, i Caschi blu del contingente che è lì da decenni, un monumento all’impotenza che fa urlare di rabbia”.
Io credo fermamente che noi geografi, noi che più di ogni altro ci vantiamo di saper unire gli infiniti puntini di ciò che accade in questo grande piccolo globo, dovremmo sforzarci, fino allo stremo delle forze, di dare il nostro contributo a queste riflessioni. Basta violenza, basta guerre, basta ingiustizia.

Riflessioni geografiche n.10

Uno sciame di minacciose comete fende il cielo rabbuiato del Medio Oriente. Ora non manca davvero più niente: dopo le stragi degli innocenti e i regali in armi e veti degli Stati magi, vecchio e antico testamento si fondono a rinnovare un presepio la cui tragicità rischia ora di assumere dimensioni bibliche, estendendosi ben oltre il confine israelo-palestinese degli ultimi, terrificanti mesi di assedio, la cui disumanità sta spaccando in due le coscienze politiche e civili di tutto il mondo.
In questi casi, come fu per la guerra in Ucraina, ormai due anni fa, la geopolitica viene rianimata sui quotidiani e nei talk show, sebbene con consueto, tardivo affanno. A chi conosce questa materia torna in mente un libro del geografo francese Yves Lacoste (1976) “La Geografia serve prima di tutto a fare la guerra”. Va detto che, come di recente sottolineato da Angelo Turco e Marco Maggioli (1), “la riflessione su questo tema non sembra essere stata particolarmente fertile nella nostra disciplina, e segnatamente nella geografia italiana”.
Ma forse le cose stando cambiando: è giunta l’ora che la geografia di tutto il mondo cambi il titolo di Lacoste, sostituendo la parola guerra con pace. Memori delle parole “la Geografia è anche uno strumento fondamentale per fare la Pace” del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel 2017 al convegno per i 150 anni della Società Geografica Italiana, i geografi italiani battono finalmente un colpo, in primis con la notizia che le prossime “Giornate della geografia” A.Ge.I. (Trento, 12 e 13 settembre pv) saranno dedicate alla Geografia per la pace.
Una scelta più che mai opportuna e di assoluto buon senso, perché, ne siamo convinti, la geografia è conoscenza dell’alterità ed estimatrice della diversità e, in quanto tale, strumento primario di comprensione e di pace.

السلام عليكم – che la pace sia con te – שהשלום יהיה איתך

(Foto: droni iraniani verso Israele, 13/04/24, Reuters/Corriere.it.).
(1) La frase appare nell’introduzione al volume “Spazi di guerra, spazi di pace. Una lettura geografica di Michael Walzer e delle culture morali del conflitto armato” (Mimesis Ed., 2023), lavoro collettaneo a cura dei due autori su citati.
(Parole chiave: Medio Oriente, conflitti, Palestina, pace).