Riflessioni geografiche n.20: il viaggio come gesto politico

Viaggiare sarebbe cosa diversa da fare turismo, in particolare se quest’ultimo è quello di massa, che costringe enormi masse di persone negli stessi luoghi e negli stessi tempi, levando molto – se non tutto – al senso vero del viaggio, inteso come scoperta, incontro, confronto.
L’industria turistica è, sempre più, un motore dell’economia mondiale, che dai suoi inizi col Grand Tour del XVIII secolo, ha conosciuto solo piccole episodiche crisi episodiche (9/11, Covid) èd sempre cresciuto, includendo (o travolgendo?) sempre più territori e comunità, fino a coinvolgere oggi oltre 1,4 mld di turisti internazionali/anno (fonte: UNWTO).
La scelta della meta è, come sempre in economia, una scelta economica, e quindi può assumere un significato politico, nel senso di sostegno alla comunità ospitante (il primo passo di un turismo responsabile). E quindi è vero anche il contrario: decidere di non visitare un determinato territorio, nonostante la sua forte attrattività, può costituire una forma di boicottaggio economico.

Anche in questo caso le pressocché quotidiane incontinenze del Presidente Trump ci forniscono materia di riflessione: rispetto al 2024, il numero totale di visitatori globali è diminuito del 3,3% nel 2025, con un Marzo particolarmente negativo (un calo dell’11,6% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso). Il traffico del mese scorso ha subito un crollo da quasi tutte le regioni del mondo, con i risultati peggiori dall’Europa occidentale (-17,2%), dai Caraibi (-26%), dall’America centrale (-26%) e dall’Africa (12,4%) (fonte: EuroNews, su dati US International Trade Administration).
Fun fact: la nazione che ha avuto il maggior incremento di turisti è la Slovenia, Paese di origine della attuale first lady Melania. Sarà forse il caso di scrivere un articolo sul turismo familiare?

Riflessioni geografiche n. 18: l’Italia ha meno cuore e più sen(n)o!

Questa settimana una notizia ha molto colpito la mia attenzione: secondo il Centro Nazionale dei Trapianti, dal 2015 (primo anno di applicazione della legge) ad oggi, la percentuale di italiani che, nel rinnovare la carta d’identità, ha esplicitamente espresso un diniego alla donazioni degli organi è aumentata dal 9,3% al 40,6% il dato più alto mai registrato! Cosa sta succedendo al Paese di poeti, santi e navigatori… non è che siamo diventati qualcos’altro senza neanche rendercene conto? A giudicare dall’epidemia di interventi di chirurgia estetica nel nostro Paese, che ha colpito anche i giovani, evidentemente ci stiamo talmente “narcisizzando” da essere arrivati a credere che la nostra plastica debba finire con noi nella tomba per abbellire il nostro scheletro quando ci avranno mangiato i vermi; o, che per chi crede nel aldilà, che San Pietro sia un estimatore di labbra a canotto e zigomi pronunciati!

Siamo un Paese con sempre meno cuore ma, in compenso, con più seno, con un “n” sola! Oltre le facili battute in un tentativo di sdrammatizzare questa triste situazione, restano due interrogativi. Uno geografico: quali politiche sono state adottate nelle province più virtuose (Trento, Sassari, Verona) in cui i tassi di donazione restano ancora alti e cosa non ha funzionato nelle province meno virtuose? E uno filosofico: se l’anima esiste, quand’è che l’abbiamo persa?

Riflessioni geografiche n. 17 – La democrazia non piace più a nessuno!

Come scrive Bernard Crick, professore emerito di dottrina politica e autore di Democracy – A very short introduction (Oxford University Press, 2002) “se esiste un solo vero significato di democrazia, questo è conservato nei cieli e, sfortunatamente, non ci è stato comunicato”.
E’ di ieri la notizia che Erdogan ha fatto arrestare il sindaco di Istanbul e suo principale concorrente alle prossime elezioni presidenziali. A gennaio è stato arrestato il presidente sud coreano Yoon per il fallito auto-golpe. A prescindere dalle definizioni, è evidente che questi siano solo gli ultimi di una serie lunga e globale di segnali che la democrazia non piace più a nessuno, tantomeno a chi governa. E così il POTUS, con la sua inebriante sfilza di ordini esecutivi, non perde occasione per dimostrare la sua “insofferenza” verso chiunque non la pensi come lui, confermando ciò che l’ex premier australiano  Malcolm Turnbull aveva affermato un anno fa: “Quando vedi Trump con Putin, come mi è capitato in alcune occasioni, è come il ragazzino di 12 anni che va al liceo e incontra il capitano della squadra di football”.
Questo non vuol dire che la democrazia – esperimento tanto recente quanto contrastato nella storia dell’umanità – sia fallita. Le piazze piene di manifestanti contro corruzione e caro vita in Turchia, Serbia, Kenya e Argentina (tanto per fare alcuni esempi recenti) sono la dimostrazione che un rigurgito di democratica passione alberga ancora negli animi dei più. Sebbene la lotta contro i regimi totalitari e le aspirazioni dittatoriali appaia sempre più ardua, noi continuiamo a sperare in una nuova, duratura primavera dell’umanità!

(Infografica: Democracy index 2024, da Economist Intelligence Unit 2025).

Riflessioni geografiche n.9

Il gran caldo improvviso di questi ultimi giorni e l’instabilità metereologica hanno messo in allarme agricoltori e decisori pubblici sulla questione idrica. Grazie alle carte interattive dell’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) è possibile avere un quadro sinottico delle reti idriche in Italia. Il dato su base provinciale (2019) restituisce un quadro d’insieme preoccupante tra il mancato invio di dati e buona parte della penisola colorata di “insufficiente” e “scarsa”, in particolare nel Meridione e nelle isole maggiori. Le reti idriche italiane, in estrema sintesi, perdono troppa acqua, un lusso che non è più possibile permettersi in tempi in cui la siccità desta già preoccupazione ben prima dei mesi estivi. La geografia si è da sempre interessata a questo tema, analizzandone l’evoluzione concettuale da elemento del paesaggio, a strumento di geopolitica a bene comune, come evidenziato da numerosissimi contributi scientifici tra cui l'”Atlante geopolitico dell’acqua“.
(Fonte infografica: ARERA)
Parole chiave: reti idriche, siccità, Italia.

Riflessioni geografiche n.7

Il fabbisogno mondiale di combustibili puliti per cucinare. Ancora oggi nel mondo, circa 2,3 miliardi di persone (il 29% della popolazione mondiale) dipendono da combustibili non puliti/sicuri per cucinare, quindi per la soddisfazione di un bisogno essenziale. Ciò causa, oltre incalcolabili danni ambientali, come la distruzione delle foreste per il carbone vegetale e l’emissione di gas serra superiori al traffico aereo mondiale, la morte prematura di 3,2 milioni di persone, soprattutto donne. Anche se tutte le aree del mondo (salvo Australia e Nuova Zelanda) sono interessate dal problema, ovviamente circa la metà (935 milioni) è concentrata nell’Africa sub-sahariana, dove il problema colpisce l’82% della popolazione.
La risoluzione del riscaldamento globale (global warming) passa anche per la soluzione di questi enormi problemi, spesso sottovalutati (Fonte: Web. Visual Capitalist / Carbon Streaming’s Community project su dati UN-WHO / Green Cooking Alliance; dicembre 2023).